Museo della Ceramica della Tuscia
Palazzo Brugiotti | Via Cavour 67
orari da venerdì a domenica
10-13/15-18
Indirizzo: Via Salaria Vecchia 323, Fara in Sabina
Fara in Sabina
E-Mail: curaes.gioielli@gmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/curaesgioielli
Sito Web: https://www.curaesgioielli.com/pagina/archivio
Metalli pregiati, pietre preziose, pietre dure e lavorazioni affini
Irene, originaria della Sabina, ha iniziato a creare fin dall’adolescenza, spinta dal bisogno di trasformare emozioni e sensazioni in qualcosa di concreto.
Dai primi esperimenti con materiali di riciclo, passando per la resina e il legno, il suo percorso l’ha condotta naturalmente verso l’oreficeria, divenuta immediatamente il linguaggio più autentico per esprimersi.
Dopo una laurea in Architettura, nel 2021 intraprende gli studi presso L’Accademia di oreficeria a Roma, dove frequenta il corso di oreficeria e approfondisce la tecnica
della cera persa. Nel 2023 lavora per un periodo da Cartier, esperienza che le permette di approfondire le tecniche e le competenze di alto livello, ma sceglie di tornare alle sue
radici: sente il bisogno di coltivare una dimensione più creativa, intima e personale. Così prende forma Curaes, un progetto che unisce tradizione artigiana e sensibilità
contemporanea. Curaes non è solo un brand, ma un laboratorio creativo radicato nel cuore della Sabina, un luogo dove il paesaggio diventa ispirazione e ogni gioiello è il
risultato di un dialogo costante con la terra, i suoi cicli e le sue storie. Qui, Irene realizza pezzi interamente a mano, seguendo un processo lento e consapevole, capace di custodire la storia della materia e del territorio. Nel suo lavoro, il gioiello diventa racconto: un frammento di natura, un’emozione fissata nel metallo, un ricordo trasformato in segno. Curaes è, al tempo stesso, una filosofia e un rifugio creativo, dove il gesto lento dell’artigiano restituisce autenticità.
Rimanere fedeli all’artigianato significa scegliere la lentezza, custodire un sapere antico e trasformare ogni imperfezione in un segno di unicità. È un atto di resistenza e di cura verso il proprio lavoro, verso chi lo indosserà e verso la storia che continua a vivere nei gioielli. Questo Collier nasce da quella visione: un omaggio alla Sabina, la mia terra d’origine, fonte inesauribile di ispirazione e alle donne che ne hanno tramandato la memoria con forza e coraggio. La sua storia prende forma dal mito del Ratto delle Sabine, evocato in questa creazione non per raccontarne la violenza, ma per dare voce alla parte dimenticata: quella delle donne che, con la loro presenza e fermezza, seppero fermare la guerra trasformandosi in portatrici di pace. L’opera si rappresenta un’armatura, simbolo di resistenza e determinazione, ma racchiude al suo interno un linguaggio armonico e delicato. I materiali e le forme ne amplificano il significato: foglie e rami d’ulivo fusi in bronzo giallo richiamano un simbolo universale di
pace, mentre le Labradoriti incastonate, simili a piccole olive, custodiscono luce e trasformazione.
Ogni elemento, realizzato con la tecnica della cera persa e poi rifinito a mano, conserva la fedeltà a un sapere artigianale che il collier intende celebrare.
La struttura, complessa ma leggera, tiene in equilibrio forze opposte. Al centro, una perla scolpita a mano con forma di teschio, avvolta da una corona d’ulivo, ricorda il sacrificio delle Sabine che – come narra Plutarco – si gettarono tra le armi per fermare la violenza. Sul retro, un gladio romano abbracciato da rami d’ulivo diventa contrappeso: la spada, emblema di potere e discordia, viene resa vana dalla forza disarmante dell’ulivo. Catene e giunzioni forgiate e saldate a mano tengono insieme la struttura, richiamando l’equilibrio che quelle donne seppero generare tra due popoli nemici.
Il collier si fa così equilibrio di opposti: tra fronte e retro, peso e contrappeso, guerra e riconciliazione. È il risultato di gesti antichi come scolpire, fondere e incidere, attraverso cui l’artigianato restituisce storie universali (questa la toglierei tutta è ripetitiva). Un tributo alle donne Sabine – da vittime a protagoniste – e alla forza della creazione orafa, capace di raccontare la bellezza e la complessità della vita con un linguaggio autentico e imperfetto.